Riding Buk

 

“Spettacolo di folgorante immediatezza nella sua linearità, colpisce per la rappresentazione di un mondo poetico ai margini e fuori dalle regole del perbenismo borghese, come quello dello scrittore Charles Bukowski.

Una sapiente costruzione drammaturgica, una declinazione dissonante di vari linguaggi, e, soprattutto, una calibratissima interpretazione attoriale raggiungono esiti di straordinaria, accattivante, visibile efficacia scenica.

Il racconto in prima persona, ricco di ricordi personali, punteggiato da momenti di intensa poesia è un seducente momento d’incontro in cui il teatro diventa stanza privilegiata in cui far rivivere affetti e memorie. Perché dentro questo spettacolo ad alta condensazione e intelligenza teatrali, ci sono, rielaborate con molta sensibilità, tutti i temi cari al poeta americano, la sessualità, la vita ai margini, il rifiuto di una regolarità, la rabbia e la disperazione.

Cristiano Nocera sa riportare sulla scena quella scrittura energica, corrosiva, maledettamente malinconica, straordinariamente poetica.”

La giuria del premio Felicia Impastato 2011.

 

Lo spettacolo

Riding Buk è un monologo vivente dedicato all’universo di Charles Bukowski. È innanzi tutto un’incontro intimo tra il pubblico e l’attore. Se conosciamo già Bukowski da sui scritti, lo incontriamo con piacere al bancone, così come si rivede un vecchio amico davanti ad un bicchiere di whisky. Se non lo conosciamo ancora, è una nuova pagina che si apre, facciamo così l’incontro di Henry Chinaski, Hank, Buk, della sua visione dell’America dei sui tempi, della guerra, del sesso, del mondo. Lo spettacolo, articolato in più quadri, è poetico, duro, divertente, sensibile, a fior di pelle e fortemente ancorato alla realtà.

 

Note di regia

Riding Buk è una via di mezzo tra un tributo allo scrittore Charles Bukowski e una confessione intima dell’attore-autore. Il punto di partenza è l’enorme quantità di scritti che Bukowski ci ha lasciato e che continuano ad essere pubblicati anche postumi. Il percorso è un setaccio autoriale, una sorta di vaglio attraverso il quale viene trattenuto soltanto ciò che con forza resiste alla rilettura: il punto di contatto tra lui e me, il punto di contatto tra il suo contesto e il mio. L’approdo è uno spettacolo eterogeneo, un collage arbitrario e coerente della sua opera e della mia realtà.

Ecco perché “riding” e non “reading”. Non si tratta di restituire una “lettura”, ma di “cavalcare” uno sguardo sul mondo che percepisco empatico.

Ecco perché “Buk” e non “Bukowski”. “Buk” è uno dei soprannomi appioppatigli da chi lo conosceva, cioè il prodotto di uno sguardo esterno.

E poi ci sono io. Io intellettuale. Io attore. Io uomo. Che come lui cerco di non perdere quel decimo d’anima che mi resta. E cerco di non dimenticare perché faccio questo mestiere. E che mi rialzo ad ogni tracollo e che continuo a crederci. Come i bambini, come i matti, come i disperati, come gli idioti.

Cristiano Nocera

 

“Se hai intenzione di provare
Vai fino in fondo.
Nonostante i rifiuti
E le peggiori probabilità di successo.
Non c’è una sensazione al pari di questa.
Sarai solo con gli dei
E il fuoco incendierà le tue notti.
Cavalcherai la tua vita dritto verso una risata perfetta.
È l’unica battaglia buona che ci sia.”
C. Bukowski

 

 

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